Crucem tuam adoramus. Concerto per le sacre Ceneri 2007
Ensemble Oktoechos · Schola gregoriana di Venezia





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Tactus TC 210001

2007






1. Media vita in morte sumus   [5:50]
Responsorio · Domenico di Settuagesima
tradizione liturgica romana

2. Pange melos lacrimosum   [3:12]
Canto processionale
Firenze, Medicea Laurenziana, Pluteus 29.1

3. Misereris omnium, domine   [4:24]
Introito · Feria IV delle Ceneri
tradizione liturgica romana

4. Bonum est confidere   [3:16]
Canto processionale
Burgos, cod. Las Huelgas

5. Kyrie «Qui passurus»   [3:26]
Tropo · Ufficio delle Tenebre
Roma, Vallicelliana, C.13

6. Dirigatur oratio mea   [5:27]   
Lucernario ambrosiano · Venerdì santo      

7. O homo considera ~ O homo de pulvere ~ Filiae Ierusalem   [3:00]   
Mottetto
Oxford, New College Library, 363

8. Johannes de QUADRIS. Processio in die veneris sancti   [15:35]
Lamentazioni
Invitatorio
Improperi
Lamento della Vergine
Responsorio
Versi



9. Di, por qué mueres en cruz   [2:41]
10. Dios te salve, Cruz preçiosa   [3:42]
Villancicos
Madrid, Biblioteca de Palacio, 1335




Ensemble Oktoechos
Letizia Butterin (4), Monica Falconio, Claudia Grimaz, Elena Modena

Schola Gregoriana di Venezia
Massimo Bisson, Riccardo Drusi (1, 5, 6), Antonio Furlan, Nicola Lamon,
Fabrizio Mason, Jonathan Pradella (5, 6), Marco Repeto


Registrazione: 22/25 ottobre 2007
Santuario S.S. Vittore e Corona, Feltre (Belluno) - Italia

24 bit digital recording
Tecnico del suono, Editing, Mastering: Ing. Giuseppe Monari
® 2008








Il Concerto per le sacre Ceneri è promosso dalla Fondazione Ugo e Olga Levi di Venezia in collaborazione con Chorus - Associazione chiese di Venezia, la Fondazione Teatro La Fenice, la Cassa di Risparmio di Venezia e la parrocchia di S. Maria Formosa che ospita la manifestazione nella sua magnifica chiesa rinascimentale. L'iniziativa intende proporre la riscoperta di un patrimonio musicale di profondo significato religioso e culturale, realizzando con cadenza annuale l'ascolto di composizioni originali attraverso l'esecuzione affidata a complessi specializzati. Il tema è quello della passione e della croce, trasversale a tutte le epoche e a tutti i generi artistici, dentro e fuori del sacro, tale da avere motivato la produzione di una vasta letteratura musicale.

Questa circostanza permette di intraprendere un percorso che dia ragione della nascita e dell'evoluzione di un genere musicale unico nella nostra storia. Pertanto, dopo le prime edizioni del concerto, che con la loro qualità artistica dovevano contribuire a diffondere la conoscenza della proposta e confermarne il significato, è il momento di programmare una serie organica di appuntamenti per ascoltare e apprendere come, dal Medioevo fino ai giorni nostri, il linguaggio musicale abbia raccontato la vicenda di un Dio libero e sovrano che liberamente sceglie di condividere la sofferenza con gli uomini.

Ripartendo dalle radici della nostra civiltà, quindi, il Concerto per le sacre Ceneri del 2007 è stato un invito a riflettere sul mistero della redenzione attraverso la riscoperta della grande monodia liturgica e delle prime espressioni di polifonia sacra del mondo occidentale. Con gli esempi tratti dal repertorio medievale, abbiamo così intrapreso un cammino in canto che intendiamo proseguire nei prossimi anni, anche con l'intenzione di favorire il recupero di composizioni dimenticate e sconosciute, in particolare quelle appartenute alla tradizione veneziana e veneta.

Visto il consenso riservato all'iniziativa, che da alcuni anni offre alla città di Venezia l'occasione d'inaugurare il tempo della Quaresima con un concerto di musica sacra, e considerata l'originalità delle musiche, sempre proposte a livelli di elevata professionalità, da più parti è stato formulato l'auspicio che il progetto non si esaurisca nel momento dell'esecuzione, ma che dei singoli concerti possa rimanere traccia per quanti, studiosi, ricercatori e appassionati, avvertono l'esigenza di riscoprire un repertorio di straordinario valore. La Fondazione Ugo e Olga Levi ha ritenuto di rispondere positivamente a questa aspettativa disponendo la realizzazione di un'apposita collana discografica, che prende avvio con l'incisione del programma eseguito durante il Concerto per le sacre Ceneri del 2007.

Ci auguriamo che la nuova iniziativa possa offrire un ulteriore strumento al mondo della cultura e che, nello stesso tempo, rappresenti un'occasione per rendere più stretti i legami della Fondazione Ugo e Olga Levi con il territorio al quale è principalmente diretta la sua azione a favore degli studi musicali e musicologici.

Davide Croff
Presidente della Fondazione Ugo e Olga Levi








CRUCEM TUAM ADORAMUS

Da quando nel 1972 Jürgen Moltmann pubblicò Il Dio crocifisso, spostando l'attenzione dall'immagine dell'Onnipotente a quell'«atroce espressione» che per secoli ha polarizzato la riflessione di religiosi e laici di ogni tendenza, l'idea che soltanto il Dio sofferente sia in grado di prestare aiuto all'uomo è ritornata al centro del dibattito nella cultura cristiana e fra i suoi stessi critici. La teologia della croce si ripropone così al mondo attuale a prescindere dalle relazioni che intercorrono tra Dio e l'uomo, per guardare invece all'assenza di Dio e al distacco che c'è tra lui e l'uomo stesso. Secondo questa interpretazione, la risposta alle crisi e agli squilibri che coinvolgono il mondo non può essere che il Cristo crocifisso, attraverso il quale Dio si identifica con i senza-Dio e con chi è vittima dell'ingiustizia o preda dell'indifferenza.

La teologia della croce non può, però, ridursi a giustificazione della miseria umana o della fatalità. Per il cristianesimo, infatti, la croce appartiene alla teologia del Risorto, di cui essa incarna la speranza e il futuro: è la promessa di Dio che si manifesta offrendo a ogni uomo la possibilità di riscattare e realizzare la propria dignità. La contraddizione della croce e della risurrezione, pertanto, riassume la speranza in una nuova vita e in una nuova giustizia, che si raggiungono attraverso l'esperienza dell'abbandono e della sofferenza.

Fin dalle sue origini il cristianesimo ha fatto di questo concetto l'asse portante anche della propria liturgia. I testi e i canti delle celebrazioni che si susseguono dalla ricorrenza delle Ceneri alla festività della Pasqua sviluppano, infatti, l'idea di un uomo affranto dal dolore, ma che non si rassegna perché trova la forza di procedere sorretto da un Dio che condivide la passione del mondo. Mutuato dal contesto liturgico, questo tema ha pervaso la cultura del mondo occidentale che, dal Medioevo all'età contemporanea, non ha cessato di riproporlo attraverso la letteratura, la drammaturgia, le arti visive e la musica, sottolineando con accenti e stili propri di ogni epoca i molteplici significati del sacrificio, dell'espiazione e della riconciliazione.

Nel comunicare questi contenuti, il linguaggio dei suoni dispone di una forza evocativa tutta particolare, tale da rendere immediatamente comprensibile la radicalità del messaggio, perché ha la capacità di espandere il livello di espressione e di percezione delle parole. Questa funzione, già implicita nelle prime forme di declamazione dei toni di lamentazione e di passione, ha poi favorito la nascita di generi artisticamente definiti e strutturati con i drammi liturgici medievali della Depositio crucis e della Visitatio sepulchri, la passione responsoriale e la passione-mottetto del periodo rinascimentale e, quindi, i grandi capolavori dell'oratorio barocco. In tempi più recenti la tematica dell'essere Dio nella sofferenza è stata riproposta attraverso la rivisitazione dell'antico oppure per mezzo di composizioni stilisticamente innovative e di forte impatto, come le intonazioni della passione di Krzysztof Penderecki e Arvo Pärt, mentre non sono mai venuti meno canti di natura tipicamente popolare, affidati alle pratiche di tradizione orale. Tutto ciò ha dato vita a un repertorio vasto e variegato, solo in parte oggetto di studi sistematici e spesso ancora condannato all'oblio e al silenzio.

Il Concerto per le sacre Ceneri del 2007 ha voluto contribuire alla riscoperta di questo patrimonio, proponendo testi e canti del periodo medievale, in cui intonazioni monodiche della liturgia della Chiesa cristiana d'Occidente si alternano a composizioni della prima polifonia d'arte e con testimonianze prossime alla sensibilità popolare. Un programma così articolato comporta il confronto con un mondo, quello medievale, che si distingue dal' attuale per il fatto che esso è profondamente religioso: un mondo in cui gli uomini si lasciano impregnare dal senso della sacralità, partecipano a un universo divino che conferisce a ogni azione il distacco e l'abbandono di se stessi, dove l'individuo sembra perdere la qualifica personale. La funzione del canto rende subito evidente come un simile orizzonte antropologico si regga sulla presenza di Dio, resa certa dalla parola continuamente amplificata da intonazioni che spaziano dalla semplice sillabazione agli ampi melismi fino alle formule sofisticate del mottetto isoritmico e politestuale, dove ogni diversità viene ricondotta all'unità.

Una prerogativa preminente del canto liturgico di impianto modale e tendenzialmente monodico quella di esplicitare, rafforzare e rendere compiuto il significato dei testi attraverso l'intensificazione sonora. È una caratteristica chiaramente avvertibile nei brani proposti in questo programma, specialmente in quelli della tradizione liturgica romana, come il canto d'ingresso Misereris omnium, domine o il responsorio Media vita in morte sumus, e nel lucernario ambrosiano Dirigatur oratio mea, tratti dai libri della Sapienza e dei Salmi. Ma anche i canti di conduzione o processionali estranei al repertorio comune, come il lamento a due voci Pange melos lacrimosum (Firenze, Medicea Laurenziana, Pluteus 29.1) e quello monodico Bonum est confidere (Burgos, cod. Las Huelgas), derivato dal salmo 117, oppure le melodie di interpolazione, come il tropo al Kyrie Qui passurus (Roma, Vallicelliana, C.13) per l'ufficio delle Tenebre, che si richiama alla cantillazione del popolo ebraico: tutti questi canti svolgono la funzione di commento e di amplificazione del testo, attraverso tecniche compositive capaci di trasformare i suoni della parola in melodia.

Il concetto non cambia con la polifonia d'arte espressa dal mottetto O homo considera — O homo de pulvere — Filiae Ierusalem (Oxford, New College Library, 363), dove al testo liturgico intonato dal tenor si sovrappongono altre voci per commentare con pia testi contemporaneamente la fragilità della gloria del mondo. Così succede anche nel caso dei due villancicos provenienti dalla penisola iberica, Di, por qué mueres en cruz e Dios te salve, Cruz preçiosa (Madrid, Biblioteca de Palacio, 1335), dove invece il trattamento polifonico nobilita una tradizione testuale e musicale di devozione popolare per la croce. E la declamazione della parola diventa il tratto distintivo di un repertorio liturgico-musicale autenticamente veneziano e veneto, che dopo tanto tempo è finalmente possibile riascoltare grazie alla restituzione critica di Giulio Cattin (Bologna, 1972): è la Processio in die veneris sancti a due voci di Johannes de Quadris, musicus in San Marco agli inizi del sec. XV, tra i primi a cantare l'essere Dio nella sofferenza con l'arte della polifonia.

L'esecuzione, affidata ai complessi vocali Oktoechos e Schola Gregoriana di Venezia, si basa sulla consuetudine del direttore Lanfranco Menga con i testi liturgici e con le relative intonazioni. La loro riproposizione presuppone un'applicazione tesa al recupero del repertorio e al rispetto delle istanze filologiche; ma essa richiede anche la disponibilità a sperimentare un ambito sonoro posto oltre i confini del funzionalismo che condiziona la vita di tutti i giorni, per riscoprire una dimensione dell'esistenza dove le contraddizioni e le contrapposizioni si risolvono in armonia.

Antonio Lovato
Presidente del Comitato scientifico della Fondazione Ugo e Olga Levi