Crotta
Musiche magiche da un antico strumento dimenticato
Marco Casiraghi | Ensemble Adelchis | Ronde Mon Amy
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edizioni red!
2003
[55:28]
1. Bergamasca [2:39]
Gasparo ZANETTI
2. Cantiga di Santa Maria [3:21]
CSM 384
3. Aman aman [2:37] mediorientale
4. Ungaresca [3:07]
Giorgio MAINERIO
5. Motteto I [1:23] *
École de Notre-Dame de Paris
DOMINO
6. Mantuana: Ball del mort/Pradann [4:52]
anonimo XVII secolo
7. Nightingale [4:58]
anonimo XIII secolo
8. Come you from France [3:58]
9. Trotto [2:58]
anonimo XIII secolo
10. Aurea personet Lyra [2:59] *
FULBERT de Chartres
11. Saltarella/Danza Resia [4:37]
anonimo XIII secolo
12. Il lamento di Tristano/La rotta [6:19]
anonimo XIII secolo
13. Mottetto II [3:16] *
École de Notre-Dame de Paris
PUCELETE
14. Tempus transit gelidum [2:36]
CB 153
15. Schiarazule Marazule [5:46]
Giorgio MAINERIO
Tutti i brani sono di pubblico dominio.
I brani contrassegnati da * sono eseguiti dall'Ensemble Adelchis
e sono un buon esempio di applicazione del dovuto rigore filologico.
Tutti gli altri sono stati eseguiti da Marco Casiraghi e Ronde Mon Amy,
trattati liberamente, mixati e masterizzati al fine unico di divertire all'ascolto
e dare un'idea incisiva del suono e dell'utilizzo antico e moderno della crotta.
red edizioni, Novara © 2003
Testi di Franco Brera.
Impaginazione: Ottavio Sosio
Produzione: Disctronics, Tribiano (MI).
Gli esecutori
Marco Casiraghi: crotta ad arco
Ensemble Adelchis
Giovanna Motta: percussioni, arpa e crotta a pizzico.
Simone Erre: flauto dolce tenore e traversiere.
Gilberto Jimenez: voce.
Marcello Rosa: crotta ad arco.
Antonello Matzutzi: percussioni.
Ronde Mon Amy
Franco Brera: flauti dolci, basso elettrico e sintetizzatori.
Maurizio Pancotti: liuto.
Maurizio Salmoiraghi: viola da gamba e violina.
Marco Ribeca: sound engineering.
Arrangiamenti e orchestrazione di Ronde Mon Amy: Franco Brera & Maurizio Pancotti.
Orchestrazione di Ensemble Adelchis: Giovanna Motta
Mastering: Marco Ribeca.
Ideazione e direzione artistica: Franco Brera.
Registrazioni effettuate presso lo Studio Eco di Bosisio Parini (LC).
Franco Brera ringrazia il maestro liutaio e musicista Michele
Sangineto,
che ha reso possibile quest'opera,
e Giannola Nonino per la
consulenza sulla lingua furlana.
IL CONTENUTO DEL CD
1. Bergamasca
La bergamasca è una canzone a ballo di tempo binario, originaria
della provincia di Bergamo, in voga nel XVI-XVII secolo. Questo brano
proviene dalla raccolta di Gasparo Zanetti, cine risale al XVII secolo.
2. Cantiga di Santa Maria
Un brano tratto dalla raccolta Cantigas de Santa Maria,
427 composizioni in lingua galiziana, scritte in maggioranza da Alfonso
X di Castiglia detto 'il Savio' (XIII secolo). Questa è una
melodia che proviene dalla tradizione popolare.
3. Aman aman
Rielaborazione tradizionale di una celebre antichissima melodia
mediorientale, nota dall'Egitto alla Turchia, di origine incerta.
4. Ungaresca
Un brano composto da Giorgio Mainerio, nel XVI secolo. Sacerdote,
membro della società esoterica dei rosacroce, mago interessato a
«streghe, benandanti e sbilfoni», Giorgio Mainerio
lasciò un sostenuto corpus
di canzoni a ballo in cui la freschezza delle melodie popolari si
affianca alla sapienza di un grande maestro e uomo di cultura.
5. Mottetto I
Questo brano, proveniente dalla scuola di Notre Dame, risale al XIII secolo, ed e un esempio di polifonia colta.
Su un cantus firmus affidato
alla crotta ad arco, il flauto e il tamburo improvvisano dell
diminuzioni, ovvero moltiplicano il numero di note diminuendone il
valore. È lo
stesso principio compositivo della 'rotta' (cioè una melodia
dalle caratteristiche particolari, cicliche e ipnotiche), e uno schema
di variazione usato fino ad oggi.
6. Mantuana: Ball del mort /Pradann
È la forma colta di un ballo popolare, composto da un anonimo
nel XVII secolo, per un rito di morte e resurrezione in due tempi: uno
lento che rappresenta l'inverno, triste e immobile, uno veloce per la
rinascita primaverile.
Di funzione analoga alla pizzica tarantata, la famosa 'tarantella', con
tanto di stato di trance del ballerino al' centro del ballo tondo, pare
sia stato proibito dall'autorità pontificia nei primi decenni
del XVII secolo, probabilmente in quanto pratica pagana.
7. Nightingale
Una musica, anch'essa composta da un anonimo, nel XIII secolo, dedicata al canto degli uccelli.
Come molte altre di questo genere, però, non ha nulla a che fare in senso stretto con il canto dell'usignolo.
8. Come you from France
Si tratta di un canto popolare inglese, risalente al periodo delle
guerre giacobite, combattute a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo
dai seguaci del re Giacomo II.
9. Trotto
E una danza medievale italiana, scritta da un anonimo nel XIII secolo, e riproposta con un arrangiamento libero.
10. Aurea personet Lyra
In questo brano, scritto da Fulberthus Carnutensis nel X secolo e
orchestrato da Giovanna Motta su un manoscritto conservato nella
Biblioteca Vaticana, si possono sentire due crotte, una a pizzico e una
ad arco.
11. Saltarello/Danza Resia
Anche questa è una danza medievale italiana, scritta da un
anonimo nel XIII secolo, unita a un ballo popolare delle Alpi Retiche.
12. Il lamento di Tristano/La rotta
Un lai, composto da un anonimo nel XIII secolo, fra i molti dedicati
allo sfortunato guerriero, Drustan, detto Tristrem o Tristan, che
amò Ysset, detta Iseult e poi Isolde, d'una passione fatale.
Questa vicenda fu cantata lungo diverse epoche, dall'inizio della
polifonia alla fine dell'era tonale che molti fanno risalire al 1875
quando risuonò la overture del Tristan und Isolde di Richard Wagner.
La rotta, il brano veloce sulle note del lirico lai iniziale, è trattata con tôtale libertà.
13. Mottetto II
Proveniente dalla scuola di Notre Dame (XIII secolo), è lo stesso cantus firmus del Mottetto I (brano 5), ma qui è trattato con voce, flauto traverso, crotta e arpa. Nei mottetti poteva capitare che il cantus firmus
fosse di origine sacra e le altre voci cantassero testi profani o
addirittura scurrili. Si danno casi di mottetti in tre e perfino
quattro lingue diverse.
14. Tempus transit gelidum
Un brano tratto dal Codex Buranus, in una rielaborazione del XIII secolo. È uno dei Carmina Burana, un canto di clerici vagantes (gli studenti delle prime Università). Come il Ballo di Mantova celebra la fine dell'inverno e la resurrezione primaverile. Per questo nell'arrangiamento è stato
trattato come una tarantella popolare.
15. Schiarazule Marazule
Un altro brano composto da Giorgio Mainerio nel XVI secolo. La
schiarazule era una specie di ciaramella, strumento a fiato ad ancia
doppia, e Marazule era una strega, amica e compagna di studi di
Mainerio, che oltre a quanto già deto era sacerdote cattolico,
guerriero e gran 'maliardo', che evidentemente amava le donne molto
particolari.
Il testo di Schiarazule
è una filastrocca, una formula magica o uno scherzo? Di certo
è in lingua furlana antica, e appartiene alla tradizione
popolare da cui attinse Mainerio nel secolo, ben viva in Friuli ancor
oggi.
CROTTA
Franco Brera
La crotta (nome di origine celtica, dal gallese crwth,
pronuncia 'croot') è un antico strumento a corde della
tradizione europea. Lo usavano infatti druidi e bardi, cioè i
sacerdoti e i poeti-cantori delle popolazioni celtiche precristiane.
Viene suonato con un archetto simile a quello dei violini di un tempo,
e va imbracciato come se fosse un violoncello, tenendo la cassa fra le
ginocchia.
La crotta consta di una cassa armonica rettangolare a cui sono collegati due montanti e una traversa, come nella lyra di tradizione greca e romana. A differenza di questa, la crwth ha però un manico senza capotasti sotteso alle corde, che sono quattro più due o tre di risonanza.
Come nella viola d'amore, infatti, per rinforzare il suono viene
sfruttato il fenomeno della 'vibrazione per simpatia' (quello
cioè per cui tutte le corde accordate sulla stessa nota si
mettono a vibrare quando se ne sollecita una sola, e questa risonanza
aumenta il volume sonoro complessivo).
Il manico permette di cambiare nota con le dita, come in una chitarra. Le note raddoppiate dell'accordatura per quinte (re, la, re, la) e le corde di risonanza conferiscono grande potenza di suono e notevole incisività.
Uno strumento di grande espressività sonora
A differenza di quanto succede nei moderni strumenti ad arco (di cui anche la crwth
è fra i progenitori) le corde sono sistemate in modo che
l'archetto possa, a discrezione dell'esecutore, colpire fino a quattro
corde contemporaneamente. Gli accordi di accompagnamento possono
così risuonare anche quando sulla corda più alta viene
eseguita una melodia. In tal modo, un solo strumento suona con la
potenza di un'intera sezione d'archi. Se invece si sfiora con il crine
una corda sola, oltre a ottenere un arcaico suono tremolante, grazie al
manico senza tasti si può mutare l'intonazione alla ricerca di
effetti espressivi molto raffinati, vicini a quelli di certa musica
araba (ne è un esempio il brano 3 di questo CD, Aman Aman).
La crwth ha poi un sistema
molto originale di trasmissione delle vibrazioni dalla tavola armonica
al fondo della cassa: anticipando la cosiddetta 'anima' degli archi
moderni (un legnetto duro teso a incastro fra i due piani della cassa,
perché vibrino insieme), la crotta monta un ponticello con
pilastri, uno dei quali entra nel rosone, cioè nel foro
armonico, e va a basarsi sul fondo, in modo da trasmettere le
vibrazioni delle corde contemporaneamente alla tavola armonica e al
fondo della cassa. Ne risulta un suono a volte forte come quello di una
chitarra moderna.
Come viene suonata la crotta
Nell'antichità più remota, la crwth veniva suonata a pizzico; lo strumento, che era privo di manico, sembrava una rozza lyra
scavata in un unico blocco di legno. A rigore, questo tipo di crotta
arcaica è la vera arpa celtica. Quella resa popolare al giorno
d'oggi da artisti come Alan Stivell e i Chieftains, in realtà
risale al periodo a cavallo fra XVII e XVIII secolo.
Va detto che solo dopo lo scadere del primo millennio della nostra storia la crwth
è diventata uno strumento ad arco. Non è dato sapere se
questa tecnica di produzione del suono (prodotto dallo strofinamento
sulle corde di crini tesi su un archetto di legno) sia preesistente ai
rapporti con gli Arabi o importata ai tempi dell'espansione dell'islam,
a cui l'Europa deve, fra molto altro, strumenti musicali come il liuto
e la ribeca, che a loro volta hanno un ruolo importante nell'invenzione
di chitarre e violini.
Gli antichi strumenti a corda dell'Occidente
Romanusque lyra plaudat tibi, barbarus harpa,
graecus achilliaca, chrotta Britanna canat.
Questi versi, parte di un poema di Venanzio Fortunato, vescovo di
Poitiers (VI secolo), riuniscono in un fulmineo elenco tutte le specie
di cordofoni (cioè gli strumenti a corda) occidentali dei tempi
remoti.
Il romano a te plauda con la lira, il barbaro con l'arpa,
il greco con l'achilliaca e il britanno con la crotta.
Harpa non è
propriamente l'arpa a cui penseremmo noi, bensì piuttosto un
salterio, strumento a corde di origine orientale, di forma triangolare
o trapezoidale, oppure una cithara; la achilliaca (dal nome dell'eroe greco Achille che la suonava per calmare la sua famosa ira funesta) sarebbe una cetra o ancora cithara greca, e lyra è parola greca per la versione romana dello strumento originario, per l'appunto greco.
A tutto ciò si aggiunge che il termine chrotta non stava certo a indicare una lyra,
ma si può individuare di che strumento si tratta solo
paragonando testimonianze risalenti all'VIII-IX secolo, una delle quali
parla di una cithara che noi chiamiamo rotta
(il numero di corde per questi strumenti in ogni caso varia fra quattro
e sette, mentre sono dieci nei salteri e venticinque nelle arpe di
Guillame de Machault, nel XIV secolo): c'è davvero di che
smarrirsi, tanto la terminologia è incerta e intricata.
Il fatto è che, per indicare gli antichi strumenti a corda,
ricorre sostanzialmente il nome dello stesso strumento, cioè la cithara
originaria, e ricorrono gli stessi numeri cabalistici assegnati alle
note prima e alle corde poi. Anche le funzioni magiche sono le stesse,
pur con sfumature proprie di popoli diversi.
La crwth, la cithara e la lyra
hanno in comune la struttura: una cassa di risonanza con due montanti e
una traversa su cui vengono legate le corde, a differenza del salterio
in cui le corde vengono montate direttamente sulla cassa.
Un brevetto di Ermes per ingraziarsi Apollo
Questa conformazione di strumento a corda è un brevetto di
Ermes, dio greco figlio di Zeus e di Maya, la più giovane delle
Pleiadi (le sette sorelle che diventarono le stelle dell'omonima
costellazione). Riferisce e testimonia il poeta greco Omero in un suo
celebre inno che, nel tardo pomeriggio del suo primo giorno di vita,
Ermes rubò cinquanta vacche del dio Apollo, e trovò
persino il modo di evitare le conseguenze di un simile spropositato
sacrilegio (se si pensa che per una sola delle sue amate mucche Apollo
aveva sterminato tutti i compagni di Ulisse, inviandoli nelle fauci di
Scilla e Cariddi, il fatto appare davvero degno di eterna memoria).
Poiché Ermes era un dio «dalle molte arti, dalla mente
sottile, predone, ladro di buoi, ispiratore di sogni, vigile nella
notte, che sta in agguato alle porte», non poteva ignorare le
conseguenze della sua bella scoperta.
In primo luogo, sapeva che Apollo avrebbe accettato la cetra come dono
in cambio delle mucche rubate, posando momentaneamente l'altro suo
strumento a corda, il temutissimo arco con cui spediva malori e morte
improvvisa a fulminare i mortali.
In secondo luogo, Ermes sapeva che grazie al suo dono Apollo sarebbe
poi divenuto dio della citarodica, cioè della musica dapprima
per strumenti a corde (che vanno accordate secondo schemi aritmetici),
poi su su fino al pianoforte e per estensione agli strumenti MIDI (il
MIDI, Musical Instrument Device Interface, è un sistema
informatico che permette di connettere gli strumenti musicali al
computer).
Essendo Apollo già dio della razionalità solare e della
medicina, si ingenerarono confusioni vigenti tuttora fra musica e
matematica, fra musica e terapia, fra musica, computer e tutto il
resto. D'altronde il canto della cetra, dice Apollo in persona nello
stesso inno omerico, permette di raggiungere, tutte insieme, tre cose:
... la gioia, l'amore e il dolce sonno.
Forse per questo il brevetto originale di Ermes (una cassa di
risonanza, due bracci, una traversa, sette corde di minugia,
cioè budella di pecora) fu poi copiato in tutto il mondo e in
tutti i tempi. Nel caso della crwth, come abbiamo già visto, il tutto veniva scolpito nel legno massiccio.
Uno strumento leggendario
Questa e altre affascinanti leggende testimoniano la potenza sonora
della crotta, strumento senz'altro adatto a musiche trascinanti, di
ballo o di accompagnamento alla declamazione di poesia epica.
Nel CD queste particolarità dello strumento sono evidenziate nei brani 4 (Ungaresca), 8 (Come you from France), 14 (Tempus transit gelidum), e 15 (Schiarazule).
La crotta fu usata fino a metà del 1800, in Galles, quando fu
soppiantata dal violino: in termini relativi, rispetto alla sua storia
millenaria, è sparita molto di recente. Del resto, anche i
sacerdoti celtici si incontrarono per il loro ultimo raduno annuale a
Belfast a metà del XVIII secolo, e ancora la suonavano...
Franco Brera, musicista e semiologo della musica, ha composto colonne
sonore per film e musiche di scena per il teatro; ha tenuto concerti di
musica antica, folk e rock, suonando flauti dolci e traversi, basso
elettrico, pianoforte, chitarra acustica e tastiere; svolge un'intensa
attività pubblicistica di divulgazione musicale; ha insegnato in
scuole di ogni ordine e grado e ha tenuto cicli di conferenze con
ascolto di musica registrata e dal vivo. Ha curato per red edizioni Classica per il rilassamento, Cori angelici, Jesus, Bakongo e Salterio ad arco e a pizzico.
Storia di una parola strana
Crwth, questo nome
dall'aspetto impronunciabile (ma le cose migliorano se si interpreta la
'w' come una doppia 'u') è protagonista di una vicenda per lo
meno singolare.
Scritto via crut, crot o cruit,
in italiano è divenuto ben presto 'cruta' e poi 'crotta'. Nei
secoli il nome originario ha perso la 'c' e si è trasformato in
'rotta'.
Così sono state subito chiamate, per estensione, le danze adatte
a essere suonate con quello strumento: melodie dalle caratteristiche
particolari, cicliche e ipnotiche.
Per questa ciclicità, la parola originaria si è per cosi
dire imbastardita, incrociandosi con 'rota', 'ruota' e poi 'ronde' (che
è tra l'altro il nome di uno dei due gruppi che hanno
partecipato alla registrazione di questo CD, e si rifà alla
ronda militare, anch'essa, come il gruppo in questione, composta di tre
persone), quindi 'rondello', 'rondò' e rondeaux.
Infine, da qui il nome è tornato a uno strumento musicale, la
gironda o ghironda, che potrebbe esser definita una crotta meccanica,
con tasti e arco a manovella, e come la crotta usata preferibilmente
per danze cicliche e ipnotizzanti.
Secondo altre interpretazioni, 'rotta' sarebbe invece una
caratteristica della melodia, per l'appunto 'rotta', cioè
spezzata in valori più brevi rispetto a una matrice più
lenta (per esempio, il brano 12 di questo CD, Il lamento di Tristano, in cui le stesse note dell'introduzione diventano di seguito una danza veloce).